“Cronache egiziane”, recensione in tempi di quarantena

Recentemente ho letto un libro molto interessante intitolato Cronache Egiziane. Non dovete vergognarvi di non conoscerlo perché in effetti neanch’io lo conoscevo, me lo hanno regalato per Natale, ma in ogni caso credo che questo libro meriterebbe una fama maggiore.

Certo, il fatto che si intitoli “Cronache Egiziane” e non Cronache Egizie, dato che ambientato nell’antico Egitto e non in quello moderno non dà grandi aspettative, ma onestamente credo possa essere solo un errore dell’editore (Giunti) che, a parte questo, è in genere un buon editore. Un altro errore che l’editore ha fatto è scrivere nel riassunto che la storia è ambientata nel 3000 a.C. quando invece all’interno del libro, tra le curiosità dell’Antico Egitto scritte da Gill Harvey (scrittrice irlandese esperta dell’Antico Egitto) ha scritto che i fatti si svolgono 3000 anni fa (erroraccio!) questi errori sono passabili e non sono colpa dell’autrice.

Certo non vale per me che ho utilizzato un segnalibro raffigurante Papa Francesco in un libro che parla continuamente di religioni antiche e politeiste (voi non fatelo, mi raccomando! Io come minimo mi farò un bagno nell’acqua santa).

A parte questo, il racconto di per sé è narrato bene, con una suspence che riesce a tenerti il fiato sospeso fino alla fine di ognuna delle quattro storie perché si, il libro è una raccolta di quattro lunghe novelle; ognuna di queste ha per protagonisti Iside e Hopi. Questi due ragazzini hanno perso entrambi i genitori da piccoli (originaaale) mangiati dai coccodrilli del Nilo. E come se non bastasse, dato che alle lacrime non c’è mai fine, uno di questi coccodrilli ha anche azzannato la gamba di Hopi rendendolo storpio (prendi questo Harry Potter!). Questi due ragazzini sono stati accolti da una famiglia di artisti della quale Iside fa parte nel ruolo di danzatrice insieme a Mut, la figlia, che nel primo racconto fa la rompiballe, nel secondo non serve a niente ed appare solo ogni tanto, nel terzo avrà un ruolo abbastanza importante, ma non troppo e nel quarto tornerà rompiballe.

Invece Hopi, dal secondo libro in poi, studierà per diventare un sacerdote di Selkis, ossia un sacerdote esperto che guarisce i morsi di serpente e le punture di scorpione, poiché, infatti, Hopi ha la passione per questo genere di animali (che non è molto ben visto dagli altri personaggi a parte sua sorella).

In ognuna di queste storie i due ragazzi si ritroveranno a dover risolvere misteri riguardanti segreti della loro famiglia o addirittura con lo stesso sovrano, che stranamente chiamano re anziché faraone. La cosa più buffa è che saranno coinvolti sempre casualmente, potrebbero detenerne il record subito dopo il detective Conan e la signora Fletcher. Da considerare anche le curiosità sull’antico Egitto alla fine del libro che occupa circa cinquanta pagine.

Insomma, ragazzi, questo romanzo, con le sue poche storie lunghissime e interessanti si è dimostrato un buon compagno durante la quarantena.

  • Misure: cm 21x14x3
  • Pagine: 543
  • Consigliato a chi: vuole leggere una storia di fratellanza con il fascino dell’antico Egitto sullo sfondo.
  • Dai 10 anni in su.
  • Genere: Storico, giallo, adolescenza
  • Voto:6,5\10
Francesco Ferlito I E