Confronto tra bullismo e cyberbullismo (4/4)

Rispetto al bullismo tradizionale nella vita reale, l’uso di mezzi elettronici conferisce
al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie:

  • Anonimato del bullo: in realtà, questo anonimato è ingannevole perché ogni comunicazione elettronica lascia dietro sé delle “tracce”. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore, ed ancora più difficile potrebbe essere reperirlo.
  • Indebolimento delle incertezze morali: la caratteristica precedente, abbinata alla possibilità di assumere un’identità diversa dalla propria qualora si sia online, possono indebolire le incertezze morali, infatti spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o non direbbe nella vita reale.
  • Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il bullismo tradizionale avviene in luoghi e momenti specifici (ad esempio in contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyber bullo.

Prevenzione del Cyberbullismo

 Per prevenire tale fenomeno necessario educare gli adolescenti e tutti i giovani che navigano in internet a riflettere sul fatto che prima o poi, qualcuno verrà a conoscenza del comportamento deviante da lui messo in atto.

È necessario, per esempio, che colui che entra in una chat o colui che filma le violenze effettuate nel mondo della vita reale con uno smartphone (per poi trasmettere il video ad altri o pubblicarlo sul web), sia consapevole che non è assolutamente protetto dall’anonimato e che le “tracce” del suo comportamento non potranno essere cancellate.

Deve anche esser cosciente del fatto che può essere (anche se non facilmente) rintracciato. È quindi essenziale che la figura dei genitori, nel loro ruolo sia affettivo, sia educativo sia sempre presente nella testa di colui che sta per atteggiarsi in modo anti-normativo.

Se da un lato perciò il bullo si crede invisibile e quindi non accusabile e nonscopribile, dall’altra parte la vittima appare al bullo non come una persona vera e propria, bensì come un’entità semi-anonima priva di emozioni e sentimenti. Mancano cioè nel rapporto tra cyber bullo e cyber vittima, tutta quella serie di feedback cha fanno capire al bullo che la vittima sta soffrendo.

A tal riguardo gli studi di psicologia sociale hanno stabilito che la “distanza sociale” possa esser la causa di atti violenti ed orribili. “Distanza sociale” che negli scambi comunicativi eseguiti tramite computer viene aumentata. Infatti, vengono a mancare il linguaggio del corpo, il suono della voce e tutti gli aspetti della comunicazione che sono presenti nel mondo reale e conseguentemente il bullo non capisce che il dolore, la frustrazione e l’umiliazione, generati nei confronti della vittima, sono tutti sentimenti reali.

Giulio Vitale I B