La storia di un femminicidio-Lorena Quaranta

Lorena Quaranta, vittima di femminicidio durante il lockdown

La convivenza forzata che l’emergenza Covid ha imposto a molte coppie e le conseguenze psicologiche che ha recato all’intera popolazione italiana non giustificano la morte di femminicidio- avvenuta lo scorso 31 marzo- di Lorena Quaranta. La ragazza viveva a Furci Siculo, nel messinese, insieme ad Andrea De Pace, infermiere calabrese, che ha ucciso la compagna al culmine di una violenta lite e che, infine, ha contattato i carabinieri dopo aver tentato il suicidio.

Dopo un’accurata ricostruzione del delitto, la Procura di Messina ha accusato il giovane di aver prima immobilizzato Lorena colpendola all’addome con un coltello, poi in volto con la lampada posta sul comodino della loro camera da letto e infine di averla soffocata, facendola così morire di asfissia. De Pace avrebbe inoltre premeditato l’omicidio della compagna: ciò è stato confermato da alcuni messaggi, inviati ai parenti e rinvenuti dalla polizia postale, in cui disponeva il lascito dei suoi beni, conseguente ad un evento che avrebbe stravolto e sconvolto la sua vita.

Ad aggravare la sua situazione è sicuramente la motivazione futile dell’omicidio: «L’ho uccisa perché mi ha trasmesso il coronavirus» afferma agli inquirenti De Pace, convinto di essere affetto da Covid-19 di cui la compagna era la presunta portatrice. Sia lui che la ragazza sono, invece, risultati negativi agli esami clinici conseguiti in seguito alle dichiarazioni di De Pace. Egli ha confessato in un interrogatorio di avere alcune ansie legate alla pandemia e che a causa di queste aveva avuto il litigio fatale per la compagna.
Il 21 ottobre Lorena è, finalmente, diventata dottoressa in Medicina e Chirurgia, conseguendo la laurea -discussa dall’amica e collega Vittoria Patorno- con un risultato notevole di 110 e lode.Nel giorno che Lorena aveva tanto sognato e per cui si era preparata, in un momento che avrebbe dovuto ricordare per il resto della sua vita e che invece le è stato ingiustamente rubato dalla persona da cui credeva fosse amata. In aula magna dell’Università di Messina era presente anche il professore ligure Francesco Cordua che aveva preparato la ragazza ai test di ammissione: “Mi contattò dopo una grande delusione, non avendo superato i test di medicina per due anni consecutivi, e mi parlò come se ci conoscessimo da tanto tempo. Raccontandomi di quello che era il suo più grande sogno. Da oggi si aprirà un nuovo cerchio, e nascerà un progetto che porterà il nome di Lorena. Verrà infatti istituita una borsa di studio, che verrà assegnata a chi mostrerà quella determinazione fuori dal comune che è sempre stata il suo punto di forza”.

Un’altra anima caparbia viene strappata alla vita: la violenza sulle donne viene ormai combattuta da moltissimi anni, ma sono state tantissime le donne, obbligate a trascorrere dei mesi in compagnia dei loro carnefici, vittime non solo di femminicidio, ma anche del lockdown.
Larisa, Barbara, Bruna, Rossella, Lorena… non sono soltanto nomi o dati statistici.

Erano tutte donne nascoste in casa per difendersi da un nemico invisibile, impercettibile, che ingoia il respiro altrui.
Erano donne che avevano in casa il vero nemico che ha fermato loro il respiro

Miriam Adamo II E