Fatima e il messaggio razzista

Un altro spiacevole episodio di razzismo è accaduto a Fatima Essania, una ragazza di Rovigo, che aveva semplicemente risposto ad una proposta di lavoro.

Fatima ha denunciato la storia discriminatoria che aveva subìto postando sul social di Instagram uno screen che ritraeva la breve e gelida conversazione che era stata immediatamente troncata dalla donna che aveva pubblicato l’annuncio perché “il suo nome mi dice che lei è araba, quindi niente da fare”.

Fatima ha deciso di manifestare il suo disappunto e la concretezza di ciò che a molti sembra astratto e lontano solo perché non lo si vive sulla propria pelle. La piaga sociale del razzismo affligge il mondo e l’Italia con perpetua costanza e, purtroppo, cupidigia. Il non voler un confronto con una persona perché diversa da sé è simbolo dell’ignoranza radicalizzata nella nostra società, come afferma la stessa Fatima: “il nostro nome, il nostro colore, la nostra identità non possono giustificare la vostra ignoranza”.

La donna, intervistata, ha ribadito che quello non era il primo episodio di discriminazione razziale che aveva vissuto e che, addirittura, preferiva non inserire nei curriculum una sua foto con il velo, carattere e simbolo della sua identità religiosa, per avere più possibilità in ambito lavorativo. Si priva, così, di una sua peculiarità e della sua credenza e, amaramente, sostiene che in Italia “persone come lei” hanno il futuro sbarrato.

La ricerca di giustizia per sé e per chiunque abbia mai vissuto situazioni simili è un forte messaggio che Fatima vuole trasmettere. Infatti, l’associazione Lunaria ha fornito i dati del suo libro bianco che dichiarano che dal 1° gennaio 2008 al 31 marzo 2020 sono stati segnalati circa 7426 casi di consueto razzismo. Un dato agghiacciante che dovrebbe far riflettere sulle disparità e sui pensieri ancora troppo friabili e instabili che richiedono, forse, un maggiore interesse e una più salda libertà e tolleranza.

Miriam Adamo II E