Enea, Anchise e Ascanio

“E dunque su, caro padre, sollevati sopra il mio collo, ti porgerò le mie spalle, e non mi sarà fatica.”

Un’immagine commovente che ancora oggi è uno scrigno di poesia che parla a noi giovani.
Anchise è il passato, rifugiato nelle spalle di suo figlio, come tutti gli anziani oggi sulla schiena, anch’essa curva, dei figli, sorretti dalla forza dei medici, eroi del nostro tempo.

Ascanio il futuro da tenere per mano e non far fuggire, perché è in loro che speriamo. Enea lo specchio che riflette la nostra immagine. Enea siamo noi. In guerra, in una battaglia immobile, senza terra. Davanti un nemico, che non è un popolo aggressivo, no, un nemico fatto d’aria che si mangia il tuo respiro.

Le nostre anime sono invase dalla paura ed è proprio negli occhi di mio padre che vedo il terrore che cerca di nascondere. Percepisco la solitudine nell’anima ormai stanca di quell’anziana affacciata alla finestra quella sera, con la mano tesa verso il cielo, per fare capire che lei c’è.

Affidata alle spalle del cielo, abbandonata nella sua terra, accusata di essere un peso da lasciarsi dietro. “Anziano, emarginato dal tessuto sociale, è visto come fonte di problemi e responsabile di elevati costi sanitari ed assistenziali. Di conseguenza l’anziano si sente inutile e di peso e sprofonda nell’infelicità in attesa della fine, anelata come liberazione.”

Oggi più che mai seguiamo l’esempio di Enea che insigne di pietà ‘carica’ suo padre sulle spalle, non facendolo sentire un peso, perché non lo è. E tu non lasciare che tuo padre scappi solo e indifeso dalla guerra, portalo con te e se sei forte abbastanza tendi la mano anche a coloro che sono deboli e sai che non ce la possono fare.
Francesca Grassia II E