“Blu celeste”: l’album d’esordio di Blanco

Dopo il successo ottenuto con i singoli “La canzone nostra” e “Mi fai impazzire”, Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco, ha pubblicato lo scorso 10 settembre il suo album d’esordio dal titolo “Blu celeste”.

Dodici tracce ed una sola storia da raccontare: Blanco parla del dolore con cui ha convissuto, delle perdite che l’hanno segnato, ma non mancano brani in cui prevalgono il romanticismo e il desiderio di “vivere sempre il brivido”, come scrive nei versi del brano intitolato “Finché non mi seppelliscono”, di trascorrere più tempo possibile con chi lo fa sentire vivo.


La prima traccia intitolata “Mezz’ora di sole” rappresenta un inno alla libertà e alla rinascita; emerge, infatti, il bisogno dell’artista di tornare in superficie per risentire sulla propria pelle il calore dei raggi del sole, dopo aver affrontato periodi particolarmente difficili che descrive nei seguenti versi: “Ho toccato il fondale, senza mai respirare, strillando in labiale mentre andavo giù”.

Spicca tra gli altri il brano intitolato “Blu celeste” che, oltre a dare il titolo all’album, apre le porte ad una dimensione più intima in cui l’artista parla di una perdita per la quale sembra voler trovare pace: “E mi metterò al riparo, mentre imparo ad accettarlo, che sе il tempo l’ha già fatto, ora sei un mio ricordo”.
Segue poi il brano “Lucciole” che affronta il tema della solitudine e del dolore dovuto ad una separazione.
A chiusura del disco Blanco inserisce il brano dal titolo “Afrodite” in cui racconta le mancanze che arrivano a spegnere ogni emozione, come afferma nei versi “quel sapore non l’ho mai provato, tu sei qualcosa che non c’è mai stato”.

Conosciuto per i ritmi e le melodie che rimangono impresse fin dal primo ascolto e già in vetta alle classifiche a soli diciotto anni, Blanco sembrerebbe essere, secondo molti, una giovane promessa della musica italiana.

Federica Sciacca IV A