#Spedapoetico, il ritorno

Torna la rubrica letteraria nata l’anno scorso

Sono una studentessa di quarto anno e scrivo per presentarvi le mie due raccolte di poesie.

Scrivo poesie da quando avevo circa tredici o quattordici anni, potremmo dire per passione, ma preferisco definirla un’esigenza personale. Le mie due raccolte, intitolate “Le ore a vuoto” e “Giorni riflessi”, prendono in considerazione eventi fondamentali della mia vita e molto spesso, in particolar modo nella prima raccolta, vi sono componimenti di carattere biografico dedicati ai miei familiari e ai miei amici.

I miei componimenti non si rifanno soltanto a storie vere ma anche a pensieri e immagini astratte di cui sentivo l’esigenza di descrivere. In essi colgo pensieri e narro dei miei sogni perduti e di quelli “work in progress” per così dire.

La necessità di scrivere mi ha sempre accompagnata, non c’è un motivo preciso di come nascano le mie poesie o di cosa mi spinga a scrivere, piuttosto posso dire che vi è una forte esigenza di esprimere me stessa e allo stesso tempo di comprendere e percepire ogni singola parte del mio essere e della mia anima. Insomma, sentire che vivo in quelle parole e in quel che scrivo.

Scrivere mi ha aiutato ad affrontare eventi molto pesanti e sopratutto a conoscermi e a superarmi. Devo molto alla scrittura che mi ha salvata in diverse occasioni e che continua a darmi sicurezza, difatti senza di essa io mi sentirei vuota: scrivere è passione, arte, bellezza, ma per me è e sempre sarà l’attimo in cui vivo e sento con ogni parte di me.

Vi lascio con questa mia poesia La generazione dei poeti estinti presa dalla raccolta Giorni riflessi.

Monica Giarrusso, IV A