Parole di celluloide #8

Lucifer

Lucifer è una serie tv statunitense composta da 4 stagioni, per un totale di 83 episodi; ogni episodio dura circa 45 minuti. La serie ha esordito nel 2016 con la prima stagione, la quinta stagione sarebbe dovuta uscire questo mese, ma inevitabilmente è stata posticipata a causa dell’interruzione delle riprese, dovuta al covid-19. In alternativa i produttori hanno pensato di dividere la serie a metà (8 episodi ogni parte), fare uscire la prima parte nella data prestabilita e la seconda a riprese ultimate. Ancora nulla è stato dato per certo.

Lucifer Morningstar, il diavolo, è il nostro protagonista affascinante e carismatico, venuto sulla terra, più precisamente a Los Angeles, poiché stanco della vita da sovrano degli inferi e desideroso di prendersi una pausa. Arrivato in città, diventa il proprietario del Lux, un night club, che gestisce insieme a Mazikeen, un demone dell’inferno, anche lei stanca della vita ultraterrena. Lucifer, a causa di un incidente che lo ha visto coinvolto nel suo stesso nightclub, fa la conoscenza di Chloe Decker, una detective dell’ LAPD che in qualche modo comincerà a condizionare la vita del nostro protagonista. Dopo qualche tempo, Amenadiel, uno degli angeli del paradiso, fratello di Lucifer, gli farà visita sulla terra e cercherà di convincerlo a tornare all’inferno, luogo tetro e tenebroso che in un modo o nell’altro ha bisogno di un sovrano.

Una delle serie tv più intriganti di Netflix, un poliziesco misto al fantastico e al drammatico-romantico, che sa tenere sulle spine il telespettatore per tutte le quattro stagioni, senza mai risultate monotono o ripetitivo. La serie mette in luce gli stereotipi legati alla religione e ai personaggi biblici, che spesso risultano differenti a come li abbiamo sempre immaginati e che probabilmente ci sorprenderanno.

Consigliamo questa serie, che è una delle più belle che abbiamo visto, a chiunque voglia trascorrere dei pomeriggi monotoni della propria quarantena conoscendo il diavolo sotto un altro punto di vista, quanto mai più “umano”.

Agata Di Prima II D, Ludovica Ferrara II D