“Il porto sepolto”: quel nulla di inesauribile segreto.

Giorno 28 gennaio, nell’ambito del progetto “Interminati spazi” a cura della professoressa Marta Aiello, gli studenti coinvolti hanno avuto l’opportunità di analizzare e commentare la famosa raccolta di poesie “Il porto sepolto” di Giuseppe Ungaretti.

Nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto, il celebre poeta conobbe degli ingegneri francesi che gli parlarono dell’esistenza di un porto sommerso sotto la città, lo stesso che darà il titolo ad una delle sue più rinomate opere.

Dal punto di vista contenutistico, gli elementi che sono emersi in seguito ad un’attenta e precisa analisi riguardano tematiche come la nostalgia e la malinconia, sentimenti spesso ricorrenti nelle sue poesie in quanto scritte in trincea, durante la prima guerra mondiale. La guerra che l’autore vive in prima persona talvolta è descritta nel modo più crudo possibile, talvolta idealmente abbandonata nel tentativo di evadere da una realtà crudele e violenta.

Da un punto di vista metrico è subito possibile notare l’assenza di punteggiatura e di un sistema di rime, in quanto l’intera poesia è strutturata in versi liberi; ricorre spesso invece l’enjambement, una figura retorica consistente nella divisione di una frase in più versi, con lo scopo di far soffermare il lettore su una determinata porzione di testo o spesso anche su una semplice parola.

Il Porto sepolto

Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto

La poesia “Il porto sepolto” racchiude probabilmente il più vero e profondo significato dell’omonima raccolta. In seguito a complesse ricerche, il poeta condivide con i lettori il loro esito, ma è necessario capire che neanche l’autore stesso sarà mai in grado di trarre una conclusione del tutto esaustiva, in quanto esisterà sempre “quel nulla”, destinato a non rimanere altro che un misterioso segreto.

Federica Sciacca IIA

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