Giocare a nascondino è la ricetta della felicità

Oggi vi parlerò di Liu Bolin, un artista cinese noto per i suoi autoritratti fotografici, caratterizzati dalla fusione del corpo con l’area circostante, attraverso un accurato body-painting.

Lui è “l’uomo invisibile” che ha trasformato la tecnica del camouflage in un nuovo linguaggio, una pratica artistica che fonde pittura, fotografia e performance. È difficile distinguere l’artista tra le architetture, le merci, le macerie, i rifiuti, i molteplici scenari del mondo nei quali sceglie di immergersi e confondersi.

Le sue opere d’arte sono rivoluzionarie e sono delle vere e proprie proteste silenziose.

Così Liu Bolin attira l’attenzione sui temi che gli interessano: i cambiamenti climatici, l’eccessivo consumismo. La sua invisibilità l’ha reso famoso e le sue esibizioni lo portano ovunque nel mondo. Si è diplomato all’accademia d’arte nel 1994. La sua prima performance è del 2005. Quello in mezzo è stato il tempo necessario per fare esperienza, per capire che tipo di arte volesse fare, per trovare le cose giuste da dire.

Il suo lavoro è diviso tra un prima e un dopo: la data è quella dei Giochi Olimpici del 2008. Prima, sembrava andare tutto bene, poi la collettività ha iniziato ad avere dei sospetti. Ad esempio, a proposito del cibo: ci sembrava sicuro, ma a un certo punto abbiamo capito che non era così. L’uomo camaleontico ha affermato che scegliere la scena da rappresentare per lui è un flash, può arrivare in molti modi. Da qualcosa che gli viene raccontato, che vede. Tra passato presente e futuro lui preferisce presente e futuro perché come artista oggi si sente già fortunato, ma in un futuro vorrebbe essere un bravo scultore.

Fuori dal mondo dell’arte è il padre di due figli a cui insegna a giocare.Per l’artista è la lezione più importante della vita: imparata quella, il resto viene da sé.

Sveva Lo Re IV D