George Floyd, un’altra vittima del razzismo e del potere

Non riesco a respirare”: sono queste le ultime parole dell’uomo afroamericano che è stato ucciso il 25 maggio a Minneapolis da un agente di polizia.

George Floyd, così si chiamava, era stato segnalato alla polizia poiché sospettato di essere sotto effetto di sostanze stupefacenti e in possesso di documenti falsi. Secondo la versione dei poliziotti, l’uomo avrebbe opposto resistenza, costringendo questi ultimi a bloccarlo a terra con la forza per poi ammanettarlo. In realtà sarebbe stato girato un video integrale dell’arresto che smentirebbe la versione dei poliziotti, in quanto Floyd si sarebbe mostrato fin da subito disponibile e collaborativo nei confronti della polizia.

A causare il decesso del 46enne è stato l’agente Derek Chauvin che, spingendo sul collo della vittima con il ginocchio, ne ha provocato il soffocamento ignorando ogni sua richiesta d’aiuto. Chauvin non era però solo, erano infatti presenti altri tre agenti che, impassibili, non sono intervenuti in soccorso della vittima.

Floyd aveva già perso conoscenza quando sono arrivati i soccorsi che non hanno potuto far nulla.

I quattro agenti che definiscono il suo decesso un “incidente medico” sono stati licenziati, ma non sono ancora state sollevate delle concrete accuse nei loro confronti.
Non sarebbe questa la prima volta che un agente abusa del potere conferitogli dal suo ruolo; ricordiamo infatti un episodio avvenuto nel 2014 a New York durante il quale è rimasto ucciso l’afroamericano Eric Garner a causa di uno scorretto intervento da parte della polizia.

L’avvenimento di pochi giorni fa, tanto triste quanto vergognoso, ha scatenato numerose proteste a favore di George Floyd e contro i poliziotti che al giorno d’oggi abusano della loro posizione. I manifestanti espongono cartelli che presentano le scritte “I can’t breathe” (“Non riesco a respirare”) e “Black Lives Matter”, (“Le vite dei neri sono importanti”), uno slogan, quest’ultimo, che tra l’altro dà il nome ad un movimento contro il razzismo.

“Essere un nero in America non dovrebbe essere una sentenza di morte”

-Jacob Frey, sindaco di Minneapolis.
Federica Sciacca II A