Ehi tu, hai presente il casino in Kurdistan?

Come κοινή ha informato 90 studentesse e studenti dello Spedalieri

Ci piace iniziare con questi versi scritti dalla poetessa Tania Anastasi, dedicati a Hevrin Khalaf, martire della lotta femminista in Siria, assassinata il 12 ottobre al confine con la Turchia.

Le sue colpe? Essere donna, ed essere curda.

Una piccola introduzione alla storia del popolo Curdo

I curdi di origine indoeuropea e di religione musulmana sunnita fecero parte per secoli dell’impero Ottomano, dopo la prima guerra mondiale, secondo il Trattato di Sèvres avrebbero dovuto riunirsi nello stato ufficiale del Kurdistan; tuttavia nel 1923 la repubblica turca disattese gli accordi e il Trattato di Losanna, frutto di nuovi negoziati con i vincitori della grande guerra, divise il Kurdistan fra Turchia, Iraq, Iran, Siria e Armenia.

Un popolo, quello curdo, senza territorio, una Nazione senza Stato. Si stima che i curdi siano fra i 30 e 40 milioni e hanno subito una diaspora grave e che ha interessato non solo il Medio Oriente ma anche la vicina Europa e anche paesi come l’Australia.

“Sai cosa sta succedendo in Kurdistan?”

Questa è la domanda che abbiamo posto a ben 90 studenti e studentesse della scuola, spesso prendendo atto della disinformazione relativa a questi temi. In quanto redattori del Giornale della Scuola, abbiamo sentito il dovere di cercare un dialogo con la scuola stessa. Abbiamo informato circa i drammi del Medio Oriente, le azioni perpetrate dalla tirannia turca di Recep Tayyip Erdoğan, “presidente” turco dal 2014 che ha pian piano messo in atto un processo di esautorazione delle laiche istituzioni democratiche della repubblica e assorbimento personale dei loro poteri diventando un dittatore de facto.

Erdoğan è responsabile adesso della messa in atto dell’operazione Peace Spring, un’offensiva militare volta all’occupazione di una zona cuscinetto di 32 km al confine nord della Siria, attuata con la benedizione di Donald Trump, di fatto tentando una pulizia etnica nei confronti dei Curdi che il despota turco dalle tendenze teoconservatrici ha sempre chiamato con l’appellativo di “terroristi”.

Dall’inizio dell’operazione Peace Spring decine e decine di Curdi e Curde sono morte o rimaste ferite, civili e innocenti. Dall’inizio di questa offensiva in tutto il mondo, anche a nella nostre città, si sono tenute manifestazioni per sensibilizzare la cittadinanza al tema e chiedere alle nostre istituzioni, alleate della Turchia, una forte presa di posizione e condanna nei confronti dei crimini contro l’umanità che stanno avendo luogo in Medio Oriente.

Molti Stati europei hanno già deciso di bloccare l’export di armi verso la Turchia, il governo italiano è ancora titubante.

C’è in realtà poco altro da dire non vorremmo ridurci a dire “la guerra è brutta”, lo sappiamo tutte e tutti.

Non trovando altre parole, vi lasciamo con quelle di Bob Dylan.

“Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows
That too many people have died? “

-Bob Dylan
Agata Di Prima II D, Gianfranco Rosati V F, Alessandro Finocchiaro V B