Comirnaty: la soluzione alla pandemia?

Al fine di fronteggiare questa terribile epidemia che ha messo in ginocchio il mondo intero da quasi un anno, i medici e gli infettivologi hanno creato, in poco più di sei mesi, un vaccino che sembrerebbe in grado di contrastarla.

Le opinioni su questo vaccino risultano essere varie, differenti e contrastanti, ma una cosa è certa, questa risulta essere l’unica arma che abbiamo per porre fine a questa pandemia globale. La distribuzione dei vaccini è cominciata giorno 27 dicembre 2020 (detto anche “the Vaccine day”), le somministrazioni del vaccino, sono destinate, per via prioritaria, agli operatori sanitari (medici, infermieri, OSA), a seguire pazienti immunodepressi e anziani con patologie e non.

Com’è fatto?

Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (detto anche Comirnaty) è mirato e destinato a soggetti di età pari o superiore a 16 anni, è costituito da molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) che producono una specifica proteina presente su SARSCoV-2, il virus responsabile di COVID-19, questa proteina farà in modo che la cellula della persona vaccinata sintetizzi a loro volta le proteine Spike. Dopo qualche giorno l’mRNA scompare ma persiste la produzione di anticorpi specifici che serviranno a impedire la replicazione del virus qualora quest’ultimo dovesse venire a contatto con le alte vie respiratorie.

Una tra i primi a ricevere il vaccino Comirnaty in Italia è l’infermiera 29enne Claudia Alivernini, dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “Spallanzani”, che afferma durante un’intervista “sto benissimo, vaccinarsi, nel mio caso, è stato un segno di rispetto nei confronti delle persone che hanno perso la vita”.

Ella rappresenta una mentalità aperta che è presente in moltissimi giovani infermieri e ragazzi Italiani, speranzosi nel futuro e fiduciosi nella scienza. A questa speranza e fiducia per il futuro si contrappone un forte dissenso da parte di altri, che vedono nel vaccino una minaccia più che una salvezza, e che addirittura accennano la presenza di teorie complottistiche facenti parte delle campagne “no vax”.

La mia opinione è che dovremmo affidarci e fidarci agli infettivologi ed epidemiologi che sono le persone più competenti, piuttosto che farci influenzare da fake news che pullulano in rete e che mettono in crisi le nostre certezze.
Agata Di Prima III D